Il nome Giotto è associato da sempre ai prodotti FILA.
Inizialmente segnalava una linea di pastelli colorati. Per la precisione si trattava di “pastelli colorati scolastici”. A quel tempo le matite colorate avevano due dimensioni. Una, la classica di 18 cm., ad uso degli uffici, l’altra lunga 9 centimetri per gli scolari. La linea Giotto era una di queste. Piccole scatole con sei o dodici matite.
Il nome appare nei cataloghi FILA fin dai primi anni dopo la fondazione della società. Le prime scatole in cartone riportano bambini o ragazzini intenti a disegnare su fogli svolazzanti con disegni coerenti con l’epoca ma dalla fine degli anni Venti tutte le scatole Giotto vengono rappresentate con una unica illustrazione: una scena famosa della vita dell’artista, quando il giovane pastore Giotto da Bondone viene notato da Cimabue mentre disegna dal vero una pecora su una lastra di pietra. Immagine che è stata registrata come brevetto dalla FILA nell’aprile del 1933 e che non cambierà mai.
Da allora quell’immagine resterà sempre presente in tutti i prodotti FILA a marchio Giotto.
“Tutti i pomeriggi vieni a pascolare le capre da queste parti e tutti i pomeriggi, salvo rare eccezioni, passi con il tuo delicatissimo sorriso a chiedere un foglio e qualche colore. Spesso mi ritrovo a darti la carta che racchiude i guanti in plastica che uso per le medicazioni, ma per te è splendida tutta quella superficie bianca su cui fare un disegno e te ne vai tutto contento salterellando: riporterai i colori e la tua opera d’arte un’oretta dopo e il tuo delicatissimo sorriso sarà tinto di soddisfazione per quanto sei riuscito a fare con quei pochi pennarelli e con un foglio riciclato.
Quando ti guardo disegnare mi torna in mente la scatola di colori che avevo alle elementari: ”pastelli Giotto”. Sulla scatola era raffigurato Giotto che disegnava appoggiato a un sasso, circondato da pecore e agnelli. Chissà perché quell’immagine mi si è impressa così vivacemente negli occhi… : forse già mi parlava di te, piccolo Giotto nero?!
Mah, la cosa certa è che dà gioia vedere la tua gioia, la tua gioia di poter rappresentare, con mezzi semplicissimi, quello che vedi e senti (= capre, galline, capanne, serpenti, arachidi, zappe, lance…) e quello che forse sogni e desideri (= un pallone, una cartella, una fontana, una bicicletta, un sapone…).”
Questa è una storia trovata su internet scritta da una missionaria, sorella Petra, dell’Istituto Suore San Giuseppe in Africa. Dimostra come l’immagine di quella scatola di colori che siano matite o pastelli o pennarelli è incisa nella nostra memoria, nei sogni e nella fantasia degli italiani. Ma è solo una delle tante storie di persone che ricordano i colori Giotto.
Quell’immagine e quel nome legato inizialmente solo alle matite colorate della FILA è stato oggetto di canzoni (Gaber) di testi teatrali (Dario Fo), di libri (Guccini) oltre che di un’infinità di italiani che hanno acceso la loro creatività colorando con quelle matite, con quei prodotti.
Un esempio? Da ragazzo Federico Fellini passava le ore a scarabocchiare sui fogli con le matite colorate. In un’ intervista alla Stampa di Torino del 24 dicembre 1992 Fellini racconta che per Natale, già da bambino, riceveva dai suoi genitori le matite colorate Giotto insieme a dei pupazzi di gesso per i suoi teatrini. Insomma c’era già tutto il substrato di concime per la sua creatività adulta.
Un altro esempio è Antonio Tabucchi, famoso scrittore e critico letterario che in articolo del 18 giugno 1993 sul Corriere della Sera racconta delle sue matite Giotto. Così Inge Feltrinelli sulla Repubblica del 10 settembre 2019. Ma ci sarebbero tanti altri conosciuti, famosi o meno che hanno usato o regalato le scatole con la famosa immagine del giovane Giotto da Bondone.
Da quelle prime matitine colorate il nome Giotto ha accompagnato prime le classiche matite a colori, poi prodotti di colori a tempera, ad olio, in gesso. E dopo la Seconda Guerra Mondiale ingloba anche i prodotti come pennarelli, album da disegno, matite in grafite, colle, temperini, gomme. Sempre rimanendo fedele al colore, o meglio, alla creatività. Insomma tanti prodotti diversi che si potrebbe esaurire tutto il corredo scolastico necessario per un alunno.
E voi vi ricordate i vostri primi “Giotto”?